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Il trend "verde" spopola. Quasi ogni brand, soprattutto da più di un anno a questa parte, annuncia una svolta green. Tutto ciò è necessario e la sostenibilità è un'urgenza vera. Ma le insidie sono dietro l'angolo...
Avete mai sentito parlare di greenwashing? Si tratta di un'operazione di marketing che presenta un'azienda come "sostenibile" o ecologica quando in realtà non è propriamente così. Una strategia di comunicazione che resta in superficie come se, appunto, si passasse una mano di vernice verde su un processo produttivo o distributivo decisamente non ecologico.
Perché i brand fanno greenwashing? Per "ripulirsi" e cercare di posizionarsi in un mercato che agevola, questo fortunatamente, le realtà ecologicamente virtuose. Per questo bisogna fare molta attenzione e andare a fondo di ogni messaggio di marketing, studiando l'azienda che lo comunica. Assicurandosi che non nasconda sfruttamento delle risorse naturali ma anche delle stesse persone, in qualsiasi luogo del mondo sia dislocata eventualmente la produzione.
Greencat ha sempre detto no al greenwashing
Greencat, sin dai suoi esordi, ha sempre rifiutato questo tipo di strategia. Il nostro essere green, non soltanto nel nome, è autentico perché crediamo davvero che sia necessaria una svolta sostenibile. Che ci sia bisogno di un nuovo modo di intendere il rapporto con il pianeta e con chi lo abita, che siano esseri umani oppure animali. O, ancora, vegetazione.
Per questo motivo, siamo "circolari". Partiamo dall'utilizzo delle parti non edibili dell'orzo e creiamo una lettiera totalmente naturale e completamente biodegradabile, che può diventare anche compost. I nostri packaging non contengono plastica e, soprattutto, facciamo attenzione a due importanti variabili: consumo di suolo ed emissioni di CO2.
Per produrre Greencat non si consuma suolo. E per trasportarla, cerchiamo di ridurre al minimo le emissioni di CO2.
Siamo consapevoli che si possa fare ancora di più, per questo facciamo sempre ricerca e puntiamo sulla trasparenza. E, naturalmente, accettiamo consigli!
The "green" trend is "exploding". Almost every brand, especially for more than a year now, announces a green turn. All of this is necessary and sustainability is a real urgency. But deception is around the corner ...
Have you ever heard of greenwashing? It is a marketing operation that presents a company as "sustainable" or ecological when in reality this is not really the case. A communication strategy that remains on the surface, as if, in fact, a coat of green paint was being passed on a decidedly non-ecological production or distribution process.
Why do brands greenwash? To "clean up" and try to position itself in a market that fortunately facilitates ecologically virtuous realities.
For this reason, you have to be very careful and get to the bottom of every marketing message, studying the company that communicates it. Making sure that it does not hide exploitation of natural resources but also of the people themselves, in any place in the world production is possibly located.
Greencat has always said no to greenwashing
Greencat has always rejected this type of strategy. Our being green, not only in the name, is authentic because we truly believe that a sustainable change is needed. That there is a need for a new way of understanding the relationship with the planet and with those who inhabit it, whether they are human beings or animals. Or, again, vegetation.
For this reason, we are "circular". We start by using the non-edible parts of barley and create a totally natural and completely biodegradable litter, which can also become compost.
Our packaging does not contain plastic and, above all, we pay attention to two important variables: soil consumption and CO2 emissions.
No soil is consumed to produce Greencat. And to transport it, we try to minimize CO2 emissions. We are aware that even more can be done, which is why we always do research and focus on transparency. And, of course, we take advice!